Passa ai contenuti principali

Post

Agenzia di traduzioni Max Studios

Fondata nel 1997 a Bologna, e vincitrice di due premi dei fan, la nostra agenzia continua a lavorare con successo nel campo dei fumetti. Al momento, tuttavia, siamo interessati ad ampliare i nostri orizzonti. Oltre ad articoli sul cinema e sulla TV, nonché sulla musica rock anglosassone, siamo in grado di offrire un servizio di traduzioni e/o editing di testi/cataloghi/libri/sceneggiature dal giapponese, francese, russo, inglese, portoghese, spagnolo all'italiano (e viceversa). Le consegne a breve scadenza non sono un problema per noi! Scriveteci a  maxstudios@hotmail.com Dal 1997 ad oggi, il Max Studios ha collaborato nel campo dell'editoria con Panini Comics (Marvel Italia, Cult Comics, Planet Manga), Hachette, Gruppo Editoriale L'Espresso, Corriere dello sport, Carrefour, La Repubblica, Fabbri Editore, Edizioni Master, e Newton & Compton.
Post recenti

Reportage sulla 80esima MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA di Pier Paolo Ronchetti

Reportage sulla 80esima MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA di Pier Paolo Ronchetti  Giunta alla sua 80esima edizione, l’ennesima diretta di Alberto Barbera, la Mostra del cinema di Venezia, consolida il trend degli ultimi anni: sempre più spazio al cinema italiano, tutto targato RaiCinema, ed enorme presenza della cinematografia americano, con gli occhi puntati su quelli che saranno con ogni probabilità alcuni dei candidati agli Academy Awards della prossima edizione degli Oscar. Il risultato è che dei 23 titoli in concorso, quest’anno 6 erano prodotti nazionali e 6 statunitensi, lasciando poco spazio per il cinema di nazionalità diverse. Dalla forte presenza di cinema asiatico che aveva caratterizzato le edizioni dirette da Marco Müller, si è arrivati ad avere un solo giapponese in concorso, il non eccezionale Il male non esiste , del già affermato Ryusuke Hamaguchi, già vincitore di un Oscar per Drive my Car , qui alle prese con un apologo ecologico troppo lineare nel suo svolgimento perch

Reportage sulla 79esima MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA di Pier Paolo Ronchetti

Prima edizione della Mostra del Cinema di Venezia a piena capienza, ma sempre con obbligo di prenotazione online, gestita da un operatore evidentemente poco avvezzo alla pratica e che ha provocato disagi durante tutta la durata del festival: posti non riservabili per sale poi rivelatesi semivuote, cancellazioni effettuate dai singoli (di posti che poi non venivano reinseriti nel circuito tornando a essere accessibili) sveglie all'alba per assicurarsi una manciata di slot e nessuna rush line prevista in caso di effettiva disponibilità. È stata anche l’edizione del ritorno del cinema delle grandi produzioni, specie americane, molte targate Netflix, che questa volta è uscita, a differenza dello scorso anno, del tutto a mani vuote dalla competizione. In effetti, i titoli della piattaforma erano effettivamente fra i più deboli del concorso. Athena del francese Romain Gavras nonostante il suo stile da videoclip (Gavras è uno dei più noti registi del settore), il suo uso roboante della

Reportage sulla 78esima MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA di Pier Paolo Ronchetti

L’edizione della riscossa post(si fa per dire)-Covid è stata acclamata dalla stampa, non solo nazionale, con grande calore fin dai primi giorni, quando sono stati presentati film di grossi nomi, tutti generosamente accolti: questo nonostante fin dalle prime battute sia stato chiaro che l’alta partecipazione, con regole di distanziamento identiche a quello dello scorso anno, quando pubblico e accreditati erano forse un terzo, avrebbe causato qualche problema nella prenotazione dei posti e nel conseguente accesso alle sale. Non c’è dubbio che l’inaugurazione con una prima importante, quella di Madres parallelas di Pedro Almodóvar, abbia immediatamente ben disposto critici e spettatori. Anche se l’ultimo film del regista spagnolo non sarà ricordato come uno dei titoli più importanti della sua filmografia. Partendo da una premessa un po’ ovvia - uno scambio di neonate in ospedale - e procedendo su un doppio binario narrativo, quello della vicenda personale e quello della resa dei conti con

Reportage sulla 77esima Mostra del cinema di Venezia di Pier Paolo Ronchetti

  di  Pier Paolo Ronchetti Il primo grande festival di cinema nel mondo afflitto dal Covid, dopo quella che è stata in pratica la cancellazione di Cannes e Locarno, si è rivelato un successo. Piuttosto imprevedibile, viste le incerte premesse, dovute al drastico calo di presenze di film, spettatori e addetti ai lavori, necessarie per mantenere le misure di sicurezza. Le moltissime repliche, specie dei film in concorso (12 in luogo delle consuete 5) hanno permesso di fruire dell’intero programma senza code e soprattutto senza percezione del rischio.  L’assegnazione dei premi ha comprensibilmente suscitato qualche malumore. Soprattutto per quanto riguarda il Leone d’oro. Arrivato come superfavorito, perché unico film interamente americano in concorso, prevedibile candidato ai prossimi Oscar (di cui da troppi anni il festival si propone di essere la vetrina, trascurando spesso il cinema non anglofono), Nomadland di Chloé Zhao, autrice del successo di nicchia The Rider e regista dell’imm

Reportage sulla 76a Mostra del Cinema di Venezia a cura di Pier Paolo Ronchetti

In un’edizione qualitativamente non entusiasmante, ma presa d’assalto dal pubblico e dagli addetti ai lavori come nessuna delle precedenti, la sorpresa maggiore, almeno finché il film non è stato proiettato, era l’inserimento in concorso, per la prima volta nel programma di un grande festival internazionale, di una pellicola ispirata all’universo dei comics. Tanto più che a guidare la giuria che gli ha poi attribuito il riconoscimento massimo, era una maestra del cinema più autoriale e rarefatto come l’argentina Lucrecia Martel. Certo, ora sappiamo tutti che  Joker  è molto lontano, e artisticamente più ambizioso, dagli standard dei film di super eroi, che pure negli ultimi anni si sono guadagnati, oltre a enorme successo di pubblico, l’interesse e le lodi di molta critica. E il Leone d’Oro al film di Todd Philips non può certo considerarsi una bizzarria. Era certamente il titolo più spiazzante e forse il più riuscito della selezione, con un ovvio punto di forza nell’interpreta

Solomon Kane a fumetti

Cronologia italiana semplificata di Solomon Kane a fumetti: Su Il Corriere della paura 2 dell'Editoriale Corno del 1974 (storia tratta da Monsters Unleashed 1 del 1973, poi ristampata nel 2017 su La saga di Solomon Kane 1 di Panini Comics) Su  Thor  dell'Editoriale Corno nn. 221/222 del 1979 (tratti da Marvel Premiere   33/34 del 1977, Marvel Comics) Su  Alien  5 del 1986 della Labor Comics (storia da The Sword of Solomon Kane 1 del 1985/86, Marvel Comics) Su  Conan il Barbaro  di Marvel Italia nn. 63/68 del 1994 (tratti da The Sword of Solomon Kane 1/6 del 1985/86, Marvel Comics) Su Collezione 100% Cult Comics: Il castello del diavolo di Panini Comics del 2009 (tratto da Solomon Kane 1/5 della Dark Horse del 2008/09). Su Solomon Kane: I Cavalieri neri della morte (Collana Cosmo Serie Verde) di Editoriale Cosmo del 2017 (tratto da Solomon Kane Volume 2: Death's Black Riders tpb del 2010). Su La saga di